Impossibile parlare di cultura spagnola senza approfondire il personaggio di Cervantes, autore conosciuto e amato in tutto il mondo, grazie alla sua opera "Don Chisciotte del la Mancia", pietra miliare della letteratura iberica e non solo.
Durante il nostro viaggio abbiamo "incontrato" Cervantes nella capitale, Madrid, disseminata di testimonianze a proposito della sua vita, ma anche nella Mancia, a Toledo.
Ecco qualche notizia sulla sua biografia e la sua opera.
Miguel de Cervantes Saavedra è uno scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo. Nasce ad Alcalà de Henares, in Nuova Castiglia, il 9 ottobre 1547.
Durante il nostro viaggio abbiamo "incontrato" Cervantes nella capitale, Madrid, disseminata di testimonianze a proposito della sua vita, ma anche nella Mancia, a Toledo.
Ecco qualche notizia sulla sua biografia e la sua opera.
Miguel de Cervantes Saavedra è uno scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo. Nasce ad Alcalà de Henares, in Nuova Castiglia, il 9 ottobre 1547.
Miguel de Cervantes Saavedra |
Dopo un periodo di studi umanistici, viaggia molto, prima
in qualità di cortigiano poi di soldato e ha modo di conoscere molte città
italiane, tra cui Firenze, Venezia, Ferrara, Palermo e Napoli.
Nel 1570, Cervantes si arruola nell'esercito e nel ’71, entra nella compagnia riunita da Diego de Urbina per la guerra contro i Turchi.
Nello stesso anno, prende parte alla battaglia di Lepanto. Per le ferite
riportate in quella memorabile giornata, perde l’uso della mano sinistra ed è
ricoverato nell’ospedale di Messina.
L’anno seguente lo troviamo a combattere a Navarino, a
Tunisi e alla Goletta. Nel 1575, catturato da corsari turchi, resta cinque anni
prigioniero ad Algeri. Tornato finalmente in Spagna, passa qui anni difficili:
il ritorno, da cui si aspettava riconoscimenti e ricompense per l’eroismo
dimostrato come soldato e come prigioniero cristiano, si rivela in realtà
segnato dall’indifferenza, dalle ristrettezze economiche e da molte
umiliazioni.
Catalina de Salazar y Palacios |
Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios, ma il
matrimonio non sarà felice e la modesta dote recata dalla moglie non risolve i suoi problemi finanziari.
Si impiega così come commissario di vettovagliamento per
l’Invincibile Armata.
È in questi anni che incomincia a dedicarsi al teatro, facendo rappresentare a Madrid una ventina di opere, delle quali ci sono
pervenute solo la “La vita ad Algeri” e “L’assedio di Numanzia”. Nel 1585
pubblica “La Galatea”, romanzo pastorale.
A Siviglia entra in contatto con gli ambienti della
malavita della città. Il fallimento economico dei suoi fornitori (aveva
l’incarico della fornitura di viveri per l’esercito) lo fa condannare e
scomunicare per ben due volte (1592 e 1597).
È forse qui, nel carcere di Siviglia, che egli abbozza l’idea
del suo romanzo. Nel 1605 pubblica la prima parte del Don Chisciotte e nel 1615
pubblica la Seconda Parte. Si ammala di idropisia e muore a Madrid il 22 aprile
1616.
IL ROMANZO
Il titolo completo dell’opera è “El ingenioso hidalgo don
Quijote de la Mancha”: La Prima Parte fu pubblicata nel 1605 mentre la
successiva nel 1615. Inizialmente Cervantes riteneva come romanzo “finito e
compiuto” la versione del 1605, ma in seguito ad alcune vicende, egli decise di
scrivere una seconda e conclusiva parte del romanzo. La Prima Parte era stata infatti ampiamente criticata dallo scrittore contemporaneo Alonso
Fernández de Avellaneda, il quale decise di scrivere un “segundo tomo” apocrifo, in cui derideva il romanzo di Cervantes. Quest’ultimo reagì alla provocazione appunto pubblicando la Seconda Parte dell’opera, riscuotendo un grandissimo successo.
Il libro non è indirizzato ad un pubblico letterario
colto, ma a un “desocupado lector”, cioè a chiunque si diletti a leggere nel
suo tempo libero. Ciò è molto importante dal momento che Miguel De Cervantes
non decise di scrivere su commissione (quindi per una corte), ma scrisse per
tutti coloro che desideravano leggere un romanzo. L’opera racconta le gesta di
un hidalgo (ossia un membro della nobiltà spagnola decaduta) che ha perso tutte
le sue proprietà e si è ritirato a vivere in campagna con il suo fidato ronzino
(che “tantum pellis et ossa fuit”, cioè che “fu soltanto pelle e ossa”). Egli
trascorre gran parte del suo tempo a leggere romanzi cavallereschi in quanto
risvegliano in lui un sentimento di eroismo che finirà col condurlo in
disgrazia: infatti egli decide di cambiare il proprio nome da Quijada a Don
Chisciotte e diventare difensore di coloro che patiscono ingiustizie, angherie
e soprusi. Al suo fianco vi è Sancho Panza, il quale molte volte riconosce
l’atteggiamento di pazzia del suo compagno, ma fa finta di nulla ed evita di
dissuaderlo dai propri intenti. Un esempio è il celeberrimo episodio dei mulini
a vento: il cavaliere sostiene che essi siano dei giganti pericolosi che fanno
roteare le proprie braccia e per questo che debbano essere uccisi. Sancho Panza
prova a fargli capire quale sia la realtà, ma Don Chisciotte non vuole dargli
retta e per questo egli viene messo a terra da una pala del mulino che lo
colpisce in testa.
L’intero romanzo è costituito da episodi di questo genere
che si susseguono uno dopo l’altro fino al termine della vicenda, quando il
povero hidalgo, stremato da un duello, rinnega tutte le sue letture che l’hanno
portato alla pazzia e muore serenamente.
LA CULTURA DI CERVANTES
Per lungo tempo, a partire dai contemporanei, Cervantes è
stato considerato uno scrittore irregolare, un intelletto creativo, ma ingenuo
che, pur senza possedere una cultura superiore, riesce con la sua genialità a
creare una capolavoro come il Don Chisciotte.
Oggi invece, dopo gli studi novecenteschi, nessuno mette
più in discussione la cultura di Cervantes.
DON CHISCIOTTE: UNA PARODIA
Il primo fine del romanzo, dichiarato esplicitamente nel Prologo
dallo stesso Cervantes, è quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e di
satireggiare il mondo medievale, tramite il "folle" personaggio di
Don Chisciotte; in Spagna, la letteratura cavalleresca, importata dalla
Francia, aveva avuto, nel Cinquecento, grande successo, dando luogo al fenomeno
dei "lettori impazziti". Cervantes vuole inoltre mettere in ridicolo
la letteratura cavalleresca per motivazioni personali. Infatti, egli fu soldato,
combatté nella battaglia di Lepanto e fu un eroe reale (ovvero impegnato in
battaglie reali in difesa della Cristianità), ma trascorse gli ultimi anni
della sua vita in povertà (leggenda vuole che Cervantes trascorse gli ultimi
suoi anni di vita in carcere), non solo non premiato per il suo valore, ma
addirittura dimenticato da tutti. Egli dunque vuole opporsi al comune sentire a
proposito degli eroi immaginari della letteratura cavalleresca: completamente
inesistenti e di fantasia, ma esaltati all'inverosimile dalla gente comune e
non solo. In altre parole, Cervantes desidera riequilibrare l'opinione comune sul valore reale dei soldati della cristianità a discapito degli eroi
immaginari dei libri cavallereschi.
IL PUNTO DI VISTA E LE SUE FUNZIONI
Nel Don Chisciotte abbiamo uno scrittore (Cervantes) che
inventa un personaggio (don Chisciotte), il quale a sua volta inventa l'autore
(Cide Hamete, cronista arabo) che servirà come fonte per l'opera dello
scrittore (Cervantes). Questa soluzione permette a Cervantes di dare
scherzosamente la "colpa" di ciò che è narrato a un miscredente (che per questo
non merita nessuna fiducia) e per di più mago (cioè depositario di un sapere
che nessun mortale possiede); così facendo, Cervantes può sdoppiarsi,
atteggiandosi ora a relatore senza responsabilità, ora a critico che contesta o rivede
le affermazioni della fonte. In questo modo, nella storia ci sono due narratori
onniscienti: Cide Hamete in quanto mago
e Cervantes in quanto scrittore della vicenda. Si crea quindi un
continuo scambio tra questi due a tal punto che a volte risulta arduo capire
chi dei due stia parlando.
I PERSONAGGI
Il protagonista della vicenda - un uomo sulla
cinquantina, forte di corporatura, asciutto di corpo e di viso - è un hidalgo
spagnolo di nome Alonso Quijano, appassionato di romanzi cavallereschi. Le
letture lo condizionano a tal punto da trascinarlo in un mondo fantastico, nel
quale si convince di essere chiamato a diventare un cavaliere errante. Si mette
quindi in viaggio, come gli eroi dei romanzi, per difendere i deboli. Alonso
diventa così il cavaliere don Chisciotte della Mancia e inizia a girare per la
Spagna.
Nella sua follia,
Don Chisciotte trascina con sé un contadino del posto: Sancho Panza.
Sancho Panza è un personaggio del romanzo Don Chisciotte
della Mancha, scudiero e compagno di avventure di Alonso Quijano, il quale lo
trascina nella sua folle avventura di cavaliere errante, con la promessa di
lasciargli il governo di un'isola e un castello.
Ronzinante (Rocinante in lingua originale) è il cavallo
del protagonista. Come si potrebbe dedurre dal nome, Ronzinante era un ronzino.
Don Chisciotte gli diede questo nome prima di partire per diventare un
cavaliere errante, perché gli appariva "maestoso" e
"sonoro". Il suo padrone pensò ininterrottamente per quattro giorni
per trovargli un nome. Nonostante Ronzinante fosse un cavallo di scarsa
qualità, Don Chisciotte lo considerava alla pari dei più grandi cavalli mai
esistiti, come Bucefalo di Alessandro Magno e proprio col suffisso
"-ante" il padrone lo identificava come il primo dei cavalli.
Dulcinea del Toboso (Il cui vero nome è Aldonza Lorenzo)
è una contadina molto "socievole" amata da don Chisciotte, nonostante
egli non l'abbia mai vista; don Chisciotte, essendo "impazzito", la
trasforma, nella sua immaginazione, in una magnifica principessa cui promette di
essere fedele e la chiama Dulcinea del Toboso. Da quel momento continua a
tenere fede alla promessa fatta alla "principessa", secondo le modalità del rito vassallatico di sottomissione del cavaliere alla dama, tipico della letteratura cortese.
Questi sono i personaggi principali del romanzo;
ovviamente Don Chisciotte incontra molte altre figure durante la sua avventura per
la Spagna: i proprietari e i clienti delle locande e diversi cavalieri che lo
sfidano a duello rendono la trama ancora più affascinante e avvincente.